Il Sistema HN®: Hic et Nunc

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Nel 1986, a 17 anni, mi fu diagnosticato un cancro alla tiroide. Aspettativa di vita: due anni, forse uno. Imparai a vivere nel puro presente. Nessun futuro, nessun passato, nessuna aspettativa, nessun rimpianto, solo l'accensione dell'istante, una scintilla scoccata dentro un vuoto che riconobbi come fondamento dell'esistenza, un fondamento più autentico e nutriente – così mi sembrava – del pieno di memoria e progettualità che aveva strutturato fino a quel momento la mia vita.

In realtà, molto prima di ammalarmi, avevo già iniziato a lavorare su quella che chiamavo la "nostalgia del presente", il piacere struggente e vitale di assaporare ogni istante nella sua irripetibilità, nel suo perpetuo sorgere vergine e tramontare per sempre; ma la prospettiva di non avere prospettive rendeva questo lavoro ancora più cruciale, più urgente e perfino più voluttuoso e naturale, pur se a prezzo di un'angoscia straziante.

Diverse lunghe settimane dopo, sospese in una fragranza di eternità, i medici mi dissero che si erano sbagliati. Non avevo il cancro. La nuova rivelazione fu perfino più sconvolgente della precedente. Ero condannato a vivere nuovamente nel tempo che scorre, che si consuma anno dopo anno, un tempo dentro il quale si deve costruire e non solo far vibrare l'esistenza.

Mi sentivo smarrire in un dilemma lacerante: come unire organicamente le due dimensioni, la vertigine del Vuoto e quella del Pieno, proteggendole dalla devastazione reciproca? Cominciai a cercare la risposta nella musica, baricentro della mia vita da quando ero ragazzino.

Qualunque strategia compositiva mettessi a punto, però, mancava della scintilla vitale dell'istante presente, e qualunque disciplina improvvisativa, d'altra parte, non placava il mio bisogno che l'irripetibile prendesse vita sistematicamente. Mi occorreva conficcarmi al centro di un crocevia: organizzare – e convogliare sulla pagina scritta – tanto l'intensità della forma, quanto quella dell'esperienza performativa. Dopo anni di colpi di cranio contro la parete che separava i due fronti, riuscii a incrinarla e trovai il mio varco: il Sistema HN.

Ecco il concetto: entrare nell'atto corporale e mentale attraverso cui il performer crea e controlla il suono, penetrarne il processo in profondità, scomporlo in parametri e ricomporlo a strati polifonici, anzi, poliparametrici. In questo modo la potenza performativa diventa architettura compositiva.

Elaborai un sistema musicale intricato, costituito da tecniche di composizione, esecuzione e notazione, con l'ambizione di catturare la misteriosa risonanza affettiva del suono. Dopo i primi dieci anni di sfruttamento accanito di questo organismo, gli detti il nome di Sistema HN. La struttura e l'effimero. HN, hic et nunc, qui e ora.

© 2014 Dario Buccino